I sistemi elettorali, si sa, hanno l’obiettivo di garantire la governabilità e la stabilità politica. In Italia dopo un cinquantennio di governi instabili, negli anni 90, la necessità di una riforma elettorale in tal senso è stata fortemente avvertita. Ora gli studiosi della politica sanno ed affermano sempre che per avere maggior stabilità c’è bisogno del cosiddetto bipolarismo. In tal senso quindi sono andate le ultime riforme dei sistemi elettorali. In tal senso vanno gli sbarramenti, che hanno avuto il risultato di cancellare dallo scenario politico i partitini. Ma in tal senso vanno anche i premi di maggioranza e/o di coalizione. Ma la necessaria stabilità politica spesso si scontra con la altrettanto sentita necessità di democrazia rappresentativa. Problema questo molto avvertito sia dai politologi sia da costituzionalisti. Infatti se la nostra democrazia costituzionale si basa sul sistema dei partiti, non ci può essere vera democrazia, se questa non vige all’interno dei partiti. Ora non vi è bisogno di essere studiosi di tale portata per comprendere come, in un sistema in cui gli “eleggibili” sono scelti dalle segreterie dei partiti, senza alcun coinvolgimento degli elettori, la democrazia rappresentativa non possa essere garantita. Molti ritengono che si possa superare tale ostacolo introducendo le primarie per la scelta dei candidati, opinione sicuramente rispettabile, ma che, in epoca di spending review, non ci sembra il massimo. Molto più semplicemente basterebbe ripristinare le preferenze. Bene quindi del proposto sistema elettorale: il premio di maggioranza, il doppio turno con premio di coalizione, lo sbarramento, diversamente articolato. Ma non dimentichiamo mai che senza preferenze la democrazia rappresentativa non è garantita. Rivendichiamo quindi il nostro ruolo di cittadini elettori e pretendiamo il ripristino delle preferenze.
Enzo Cuzzola – Associazione Dialogo Civile
