Il Fantasma Biondo

Sergey Gricanov da Pixabay

Il paese era invaso dai fantasmi. Quelli veri, di cui raccontavano i grandi nelle storie, che avrebbero voluto non sentissimo. Ma era invaso anche dai falsi fantasmi, che alcuni di noi vedevano dappertutto. Particolarmente esperto nell’arte di vedere fantasmi dietro ogni angolo era Lorenzo. Raccontava di aver incontrato folletti nella cantina di casa sua. Di avere visto bruciare il grande albero di noci di zio Demetrio, ma il mattino seguente il noce era sempre lì, più vegeto che mai. Raccontava, insomma, di ogni genere di fantasticheria. Per la verità avevamo qualche dubbio, sul credergli o meno. Ma forse era prudente credergli. Da qualche giorno, raccontava di avere udito, passando davanti una casa disabitata, alla periferia del paese alcuni gemiti disumani e di essere scappato a rompicollo. Era il 19 di maggio, domenica, quando organizzammo una spedizione fino alla casa disabitata. Il fine era quello di appostarci fino a sera, sperando di avvistare il fantasma. La domenica pomeriggio c’era molta quiete. Gli uomini riposavano al bar o all’osteria, di Branca o di Giordano, giocando a carte e bevendo vino, accompagnato con pane duro e olive, oppure lupini in salamoia. Le donne riposavano, dopo il pranzo domenicale e dopo aver riassettato casa. Ne approfittammo per avviarci verso la casa disabitata. Ci appostammo nel giardino di fronte, sparsi supini tra le fila di pomodori e fagioli impalati, in modo da non essere visti dal fantasma. Qualcuno a più in basso verso il paese, qualcuno, fra cui io, all’opposto verso la parte alta del paese. Rimanemmo li quatti, quatti. Lorenzo questa volta aveva ragione. D’un tratto udimmo alcuni gemiti soprannaturali, si facevano sempre più rapidi e sempre più acuti. Dopo qualche tempo finirono. Decidemmo di attendere un poco. Il fantasma sarebbe prima o poi uscito. Speravamo però lo facesse prima dell’imbrunire, sia perché dovevamo rientrare, sia perché il buio ci avrebbe messo addosso tanta paura. Per fortuna il fantasma dopo una mezzoretta, stava imbrunendo, decise di uscire. Invece che dirigersi verso il paese si diresse in alto, dalla mia parte. Si avvicinava, mentre rimasi terrorizzato. Mi acquattai più che potevo fra i solchi del pomodoro, Lorenzo due solchi sotto di me. Passò, illuminato dal lampione elettrico, un metro davanti a me. Era bellissimo, biondo. Lo avevo visto molte volte in bottega. Non era un fantasma, era una donna del paese. Per fortuna fummo solo io e Lorenzo a vederla bene in volto. Malgrado ancora bambini, capimmo subito la situazione. Ci consultammo e decidemmo velocemente. Non avevamo visto alcun fantasma. Gli altri ci prendevano per matti. Ma come vi è passato vicinissimo e non lo avete visto?… No, non lo avevamo visto, per questo era un fantasma. Gli altri lo avevano visto e noi no. Era proprio un fantasma ed era meglio non parlarne ai grandi. Ci avrebbero proibito di andare in giro.

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