Spazi pubblici e interessi privati

Riceviamo e pubblichiamo

Nel lontano 1993, da assessore, partecipai alla rimodulazione degli interventi previsti con i fondi del decreto Reggio. Quando arrivammo a quello previsto per il parco Caserta, si fece strada l’ipotesi di collocare in quello spazio la piscina e la palestra coperte. Su questa eventualità si aprì un acceso dibattito, in quanto da più parti si riteneva inopportuna tale scelta che avrebbe sacrificato delle aree nelle quali si sarebbe potuto potenziare il verde esistente; la realizzazione delle strutture sportive in questione in altre zone pubbliche avrebbe offerto la possibilità di recuperare porzioni degradate di territorio, da un lato, e di dare al parco una definitiva destinazione a verde in un centro abitato oppresso dal cemento. Io mi schierai dalla parte del verde, come le associazioni ambientaliste e i responsabili della allora seconda circoscrizione, indicando come soluzione alternativa il terreno posto vicino al palazzetto di Pentimele, la qual cosa avrebbe consentito di creare un polo sportivo consistente e polivalente. Alla fine, le strutture sorsero all’interno del parco Caserta. Per diminuirne l’impatto fu deciso di creare sui tetti delle stesse un giardino pensile. A distanza di 25 anni abbiamo la certezza, ma la cosa è affatto consolante, della giustezza delle nostre posizioni. Tralasciando la questione della gestione delle strutture sportive, la quale dovrebbe tener conto della proprietà pubblica e quindi della funzione sociale delle stesse, e non essere votata esclusivamente al lucro e a servire i reggini danarosi, il parco, detto senza infingimenti, è rimasto tale solo nella denominazione: la sua dimensione complessiva è stata ridotta con la scellerata vendita a un privato di una porzione di esso, e dei giardini pensili non è rimasto nulla. In più, un’altra parte è stata adibita a parcheggio, e sembra che tale destinazione di fatto sia in attesa di essere formalizzata con provvedimenti del Comune. Insomma, sembra si stia facendo di tutto per assestare un’altra mazzata al tasso di verde pubblico per abitante in una città nella quale esso è già tra i più bassi d’Italia. Spostiamoci a piazza Duomo. Qui, dopo anni di contenzioso, l’edicola posta sul lato nord è stata finalmente ridotta nelle dimensioni e allocata in un modulo più adeguato alla recente riqualificazione dell’importante sito.  Ebbene, mentre nella zona prospiciente la cattedrale la polizia municipale, su preciso e condivisibile mandato dell’Amministrazione, eleva giorno e notte verbali a ripetizione avverso i proprietari delle auto in sosta vietata, rei di oscurare la veduta della facciata (vi è da aggiungere che la solerte Amministrazione invece nulla fa per evitare alle auto di scorrazzare sull’area pedonale del Corso Garibaldi) nessuno si è ancora accorto che l’edicola in questione è stata “abbellita” con una orripilante scaletta d’accesso con i passamano in legno grezzo, sulla quale è sistemata una massa di pile di giornali e altro materiale che, alla fin fine, rende perfettamente inutile l’intervento effettuato a favore del decoro dell’intera piazza. Ora, mentre in città si assiste a questo uso disinvolto dei beni pubblici per fini privati, il sindaco toccatoci in sorte per nostra (anche mia, ahimè!) responsabilità annuncia in pompa magna il restauro dell’Angelo tutelare di piazza San Giorgio. Al che anche il sottoscritto, miscredente conclamato e irremovibile, spera che il suddetto Angelo, una volta restaurato, sia nelle condizioni di svolgere al meglio la sua Missione di tutela della città, in luogo dei suoi presunti e ipovedenti amministratori.

Antonino Mallamaci

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