Vannacci non docet

Senza scomodare i fantasmi del nazismo nè la rupe del Taigeto e fuori da ogni ipotesi ideologica e strumentale, credo che Vannacci commetta un grave errore di sottostima della realtà quando parla di classi separate per le persone con disabilità, a suo dire, utili a concentrare le attenzioni formative specializzate sulle stesse.

La ritengo una idea sbagliata fondata su un elemento di assoluta incertezza sul quale poggia il suo ragionamento e cioè la mancata considerazione e consapevolezza dei risultati che la condivisione, il coinvolgimento e la partecipazione alla vita quotidiana vissuta accanto a tutti gli altri compagni di classe hanno fatto conseguire negli ultimi decenni, sfruttando quell’elemento psicologico rivelatosi fondamentale allo sviluppo fisico e morale di chi prova sulla propria pelle la disabilità.

È fondamentale inquadrare la faccenda nell’ottica di una legislazione universale che traccia appunto un percorso che ha condotto al raggiungimento di obiettivi specifici, consentendo di sfruttare la componente emotiva utile a dare risposte stupefacenti in tema di integrazione e nella visionaria ma raggiungibile idea di tramutare la disabilità in arricchimento culturale, artistico e intellettivo.

E una persona che trasformi grazie alla psicoterapia positiva la sua disabilità in risorsa per la società, mettendo in pratica le proprie potenzialità e offrendo talento e capacità al servizio della causa comune, altro non fa che dare il proprio personale contributo alla crescita sociale e costituisce una vera vittoria per un Paese democratico, civile e moderno.

Dunque, ritengo che Vannacci proceda erroneamente e frettolosamente ad individuare una soluzione che punta con ogni probabilità a fornire maggiori e più specializzate attività formative per gli studenti con disabilità, ma che sotto un profilo emozionale frenerebbe bruscamente gli enormi risultati che negli ultimi decenni vengono annotati sul registro del coinvolgimento e della integrazione.

Peraltro, al raggiungimento delle finalità indicate dallo stesso si potrebbe giungere molto più semplicemente intensificando e arricchendo di maggiori sforzi, competenza, professionalità e impegno le attività formative già esistenti e dedicate alle persone speciali, ma continuando a farlo sui banchi delle stesse aule italiane proprio accanto… ai loro compagni di scuola.

Il Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità della Regione Calabria

avv. Ernesto Siclari

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