Cile. Il caso Allende

SANTIAGO DEL CILE – La socialista Maya Fernandez, nipote dell’ex presidente cileno  Salvador Allende, aveva vinto per soli 20 voti lo scrutinio, riuscendo nell’impresa che sembrava impossibile, di sconfiggere il fortissimo sindaco di destra Pedro Sabat, già eletto per quattro volte dal 1996. Maya Fernandez, infatti, che era risultata eletta sindaco di un comune dell’hinterland di Santiago, la “Gran Santiago” e’ stata dichiarata sconfitta – per 13 voti – da un Tribunale elettorale locale, dopo un nuovo scrutinio dei voti delle elezioni del 28 ottobre. I ricorsi sono già pronti. Il partito di Sabat infatti ha proposto appello a seguito della scoperta di nuove schede non scrutinate, provocando così il riconteggio. Nel seggio 3 (quello del famigerato Stadio Nacional, utilizzato come campo di prigionia durante la dittatura di Pinochet) non sarebbero tornati i conti tra schede distribuite e gli  elettori presentatisi. Maya è figlia di Beatriz, la primogenita, suicidatasi a Cuba nel 77, e di un diplomatico cubano. Dell’infanzia e dell’adolescenza nell’esilio cubano, e del padre, Maya conserva un accento e anche un po’ un aspetto che – secondo altri esponenti del centrosinistra locale – avrebbero potuto svantaggiarla nella difficile competizione elettorale in un quartiere di classe media come Nunhoa. Ma la 41 enne Fernandez Allende, già consigliera comunale, si è presentata alle primarie e le ha vinte, per cui poi tutta l’opposizione di centrosinistra l’ha appoggiata. A colpire però è stata soprattutto la vittoria parallela delle donne sindaco di sinistra che hanno espugnato i bastioni della destra di Santiago Centro e dell’adiacente Providencia. Una metafora, anzi un’anticipazione concreta di quanto accadrà alle presidenziali del dicembre 2013, quando tornerà in campo Michelle Bachelet contro ancora non si sa quale – ma quasi certamente maschio – candidato della destra.

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