Il ritorno di Phil Jackson

Phil Jacksondi Giuseppe Dattola – Non poteva stare lontano ancora per molto tempo; passa il tempo ma Phil Jackson è sempre attuale e, dopo aver rifiutato una serie infinita di richieste di ingaggio per tornare ad allenare, coach zen decide di accettare la proposta dei New York Knicks che gli affidano l’incarico come presidente operativo, ruolo nuovo per un uomo che ha il record di anelli vinti nella storia della Lega. Perché questo cambiamento? Sarà più semplice per l’ex capo allenatore di Bulls e Lakers ha deciso di provare a costruire le squadre piuttosto che allenarle e farle splendere sul campo. ha dato fiducia all’attuale allenatore Woodson e dovrà comandare le prossime mosse in off-season in cui si cercherà di fare di questi Knicks una squadra che possa competere per il titolo, cosa non semplice dopo le recenti negative stagioni. Ci saranno tante decisioni da prendere, in primis relative alla stella della squadra Carmelo Anthony, la cui permanenza nella grande mela è in grande dubbio come quella di molti altri. JAckson vuole approfittare di questi mesi per capire chi può essere all’altezza di una franchigia che ha grande mercato e tradizione ma soltanto due titoli in bacheca fra l’altro conquistato con Phil in roster anche se il suolo ruolo era decisamente marginale rispetto alle star. Dunque è un ritorno alle origini per un uomo che ha sfiorato tante volte New York ed alla fine è arrivato anche se non come tutti si aspettavano. Ovviamente, grande interesse e curiosità ha suscitato la sua firma con i mass-media mobilitati in gran numero per assistere alla sua conferenza di presentazione. L’uomo che ha regalato gioie ad i migliori della storia come Jordan, Shaq e Kobe vuole riportare un titolo ai Knicks dove milita anche l’italiano Bargnani, attualmente fermo per infortunio. Tante gatte da pelare dunque per un uomo che si esalta nelle difficoltà. Gli addetti ai lavori sono pronti a scommettere che questo suo ruolo da presidente durerà poco e che lo rivedremo presto in panchina per insegnare i concetti dell’attacco triangolo ai giocatori di New York. Chissà se sarà così o se deciderà di affiadarsi a qualche suo fido scudiero come brina Shaw o Kurt Rambis. L’obiettivo è quello di riempire una bacheca che non ha eguali nella NBA anche se probabilmente questa è la sfida più difficile della sua carriera. Ai Bulls aveva M.JU.; ai Lakers prima versione Shaq e Kobe; ai Lakers seconda versione Kobe ed una squadra chimicamente perfetta. Ai Kinicks? Per ora Anthony e poco altro ma c’è chi giura che Lebron, una volta uscito dal suo accordo con Miami, possa fare un pensierino e diventare l’uomo della provvidenza di una metropoli che ha finalmente un guru da seguire.

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