Dopo il vertice di Cannes, niente di nuovo sotto al sole

Sinceramente ma a cosa servono i vertici del G20, se poi le conseguenze nel breve, e nel lungo periodo sono così disastrose? È questa la domanda, più che legittima, che ognuno di noi inizia a farsi. Durante i vertici belle parole, strategie comuni, tutto perfetto. Tranne poi che appena tornati in patria, ognuno dei governanti dei grandi del mondo dimentichi le promesse e i piani varati qua e là per il globo. E così dopo la cordialità forzata, tornano fuori vecchie ruggini, individualità più o meno sopite, vecchie politiche del proprio orticello e campanile. Proprio per questo la Ue ha avvisato l’Italia sulla strategia intrapresa per uscire dalla crisi. Ecco quanto ha intimato al Bel Paese il portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn: «Ci aspettiamo che oggi il ministro Tremonti spieghi all’Eurogruppo i dettagli della lettera di impegni inviata alla Ue dall’Italia. La missione di monitoraggio di uno staff della Commissione europea si recherà a Roma questa settimana». Inoltre il portavoce ha chiarito che gli 007 europei saranno a Roma anche qualora (cosa molto improbabile) il premier si dimettesse. «Un questionario è già stato inviato a Roma dalla Commissione europea per chiedere chiarimenti sulle misure indicate nella lettera di intenti presentate da Berlusconi al vertice del 26 ottobre. Il questionario chiede tempi, azioni concrete e ricadute sul bilancio. La lettera inviata dall’Italia a Bruxelles ha dei limiti perché è appunto solo una lettera, mentre quel che serve è una maggiore chiarezza sui dettagli, la tempistica e l’impatto che le misure in questa annunciate hanno. Una lettera per sua natura è sempre breve, non può contenere per esempio un’analisi d’impatto sull’economia o i dettagli della messa in atto delle riforme sul mercato del lavoro con la relativa valutazione d’impatto. La certezza che queste misure strutturali verranno prese e come influenzeranno l’economia, infatti, sono ancora più importanti dell’agenda fiscale. La Ue lavora in stretto coordinamento con il Fondo monetario internazionale per il monitoraggio dell’Italia» ha aggiunto Rehn. Parole nette, che mettono in preavviso il Governo. In soldoni la Ue oltre le belle parole di Berlusconi e Tremonti, chiede un piano strategico dettagliato, che al momento manca, e tutte le misure nero su bianco che il governo deciderà di intraprendere. Appare chiaro che il destino del Berlusconi-ter sia legato alla attuazione di queste misure, che al momento pare siano in altissimo mare. Non è possibile aspettare oltre, perché come si suol dire il tempo è denaro e un’eventuale salita del differenziale fra i bund tedeschi e i titoli italiani oltre il 7% porterebbe i conti dello stato a una fase di pre-dissoluzione. Infatti con lo spread al 7% i tassi sul debito aumenterebbero il debito stesso di 9 miliardi l’anno. Il doppio del ricavato dell’aumento dell’Iva al 21%.

Salvatore Borruto

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