Afghanistan: 5 soldati Isaf uccisi in un attacco da fuoco amico

AFGHANISTAN-UNREST

La morte di cinque militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) nell’Afghanistan meridionale sarebbe stata causata da “fuoco amico”, come sostiene l’agenzia di stampa Pajhwok, anche se la stessa Forza internazionale ha reso nota la vicenda senza specificarne inizialmente l’identità dei soldati né entrare nel dettaglio delle circostanze dell’episodio. Da quanto si apprende dunque i 5 sarebbero stati uccisi insieme ad un soldato afghano e ad un interprete, andando ad affiancarsi alla tragica lista dei caduti che già ieri era stata aggiornata con l’annuncio della morte di un altro militare dell’Isaf a est. dell’Afghanistan. Sale cosi’ a 36 anche il numero totale dei militari della Nato morti quest’anno in Afghanistan, di cui ben otto nel mese di giugno. I numeri arrivano dal sito icasualties.org, che tiene conto delle truppe Nato decedute nel Paese, calcolando anche come dal 2001, anno in cui è iniziata la guerra afghana, le vittime siano state 2.328. L’Isaf, che opera sulla base di un Military Technical Agreement siglato dalle Autorità provvisorie afgane, comprende al momento militari appartenenti a 38 Nazioni. Dal comandante di ISAF attualmente dipendono i 5 Comandi Regionali North, West, South, East e Capital, oltre ad assetti aerei, elicotteri, forze di riserva, forze speciali ed unità di supporto. Nell’ambito di ciascun Comando Regionale operano più Provincial Reconstruction Team (PRT), organizzazioni miste militari e civili idonee a creare un ambiente stabile attraverso un processo di ricostruzione socio-economica, mediante il supporto alle attività di ricostruzione condotte dalle organizzazioni nazionali ed internazionali operanti nella regione. Tutto ciò che fanno questi militari parte quindi da nobili intenti, ma la solita questione irrisolta che ci si pone in queste situazioni è se il sacrificio di vite umane sia sempre ripagato e se davvero sia utile alla causa che si porta avanti oppure se magari sia a volte frutto di altre dinamiche interne e scenari che attendiamo ci vengano svelati e chiariti al più presto.

 

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About the Author: Giulio Borbotti