La sinistra reggina continua ad occultare le foibe

foibeE’ della scorsa settimana l’ultima perla della sinistra reggina che si ammanta nella cultura e nella storia tradotta ed interpretata a senso unico. Questa volta l’accaduto è ancora più grave perché ha visto il coinvolgimento di giovani studenti con una subdola operazione che ha trovato il culmine nella solita aprioristica negazione dei valori e dei diritti degli Italiani di diverso pensiero. E si continua a negare la verità di un passato che la sinistra prima ha negato ed adesso tenta di annacquare. I fatti e i personaggi. La celebrazione istituzionale che lo scorso 10 febbraio, ovvero la data esatta della celebrazione del Giorno del Ricordo, si è voluta fare in città, quando l’Istituto comprensivo “De Amicis-Bolani” ha organizzato in un teatro della città un’opinabile ed ecumenica cerimonia che accomunava in un’unica celebrazione la giornata della Memoria (27 gennaio) e la Giornata del Ricordo (questa sì da tenersi il 10 febbraio). Se si può considerare lodevole l’iniziativa di onorare la giornata del Ricordo accoppiandola a quella della Memoria, in un giusto desiderio di riconciliazione nel ricordo di tanti poveri morti nei due diversi contesti, buon senso avrebbe voluto che accanto al ricordo del deportato calabrese nei campi di concentramento nazisti, si fosse individuato al tempo stesso una vittima della nostra terra, incorsa nella tragedia delle foibe, la cui storia avrebbe potuto affiancare e far capire realmente ai giovani gli accadimenti del secolo scorso nel proporli in modo non unilaterale e non “partigiano”. La manifestazione che in realtà avrebbe dovuto parlare del giorno del Ricordo, diventato solennità civile nazionale italiana, istituito con la legge 30 marzo 2004 n. 92,, istituito per conservare e rinnovare «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale» si è trasformata nella presentazione di un libro che descrive la vicenda di un deportato calabrese nella Germania nazista che ha visto la presenza dell’erede. Eppure esistono e non sono pochi. Ad esempio Giuseppe Arconti, un giovane Carabiniere di Bova Marina che a soli 24 anni subì l’ingiustizia ed il dramma della morte nel nord-est d’Italia dove era stato destinato a servire l’Italia. Di lui, ufficialmente “disperso”, i discendenti sono riusciti soltanto nel 1999 ad individuare la zona dove venne passato per le armi ed infoibato. Furono i comunisti del movimento Partigiano, italiani inquadrati nel IX Corpus dell’Armata jugoslava, ad uccidere Giuseppe. Fu gettato dalle foibe, quindi, da italiani come lui, da partigiani per l’esattezza, come quelli rappresentati e sempre troppo benevolmente dall’Anpi, il cui presidente era seduto al tavolo giovedì scorso nel convegno che avrebbe dovuto onorare il giorno del Ricordo. Una beffa, l’ennesima, per un martire come lui e i tanti altri Calabresi ed Italiani infoibati.

Alleanza Calabrese – Enzo Vacalebre Destra Popolare – Giuseppe Guarnaccia Reggio Calabria 22 gennaio 2016

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