“Le leggende del Ciclismo” di Beppe Conti. Quando le “due ruote” erano magiche…

“Le Leggende del Ciclismo”, quello con la C maiuscola per intenderci, un’epopea iniziata agli albori delle ‘900 e durata quasi un secolo, perché, diciamolo chiaramente e subito, il ciclismo di oggi non ha (e forse non merita) l’importanza e il trasporto che ha avuto nel passato, in special modo nell’italica penisola, dove questa nobile disciplina sportiva ha fatto per decenni a gara con il calcio, quanto a popolarità. Altri tempi, altre storie, come le varie piccole biografie e i ritratti di grandi e grandissimi del passato. Questo racchiude il saggio di Beppe Conti, a sua volta uno che il ciclismo lo conosce a menadito e lo ha raccontato egregiamente per anni. Torinese con origini parmensi, è giornalista e scrittore di riconosciuta fama. Le grandi testate le ha girate tutte, dalla “Gazzetta dello Sport” a “Tuttosport”, e poi le riviste specializzate come “Bicisport”, con tuffi importanti anche nel racconto del calcio e nello sci degli anni ruggenti, ovvero di quello ai tempi di Alberto Tomba, detto “la bomba”. Un suo libro su Pantani si è anche aggiudicato il Premio Coni per la saggistica. Attualmente Beppe Conti è opinionista di Rai Sport per il grande ciclismo.
Tornando a “Le leggende del ciclismo”, le sue quattrocentodieci pagine, che si possono davvero leggere tutte di un fiato per coloro che il ciclismo lo amano davvero, raccontano le storie ricche di fascino di trenta grandi ciclisti del passato. Dal Diavolo Rosso, alias Giovanni Gerbi, l’astigiano grintoso che nelle gare indossava sempre una maglia rosso fuoco, a Maurice Garin, detto “lo spazzacamino” a causa del suo vecchio mestiere e poi a sfilare il gruppo, i vari Bottecchia, Girardengo (il primo dei campionissimi), salendo in cima con gli immancabili Coppi e Bartali, e poi giù dritti, gettandosi a capofitto verso gli anni ’60 con Gimondi e Anquetil, per ingaggiare una volata all’altezza degli anni ‘70 e ’80, con il malcelato dualismo fra Moser e Saronni. Siamo quindi gli anni ’90, con i vari Lemond, Indurain, Armstrong e a chiudere con Pantani e la sua prima avvincente e poi tragica storia, un evento forse spartiacque per il ciclismo, perche è innegabile il fatto che da allora tutto non è più stato come prima.
Ecco compiuto il racconto delle gesta di trenta campioni, senza troppi commenti e eccessivi giudizi. Retroscena, aneddoti, testimonianze, c’è tanto da apprendere agli occhi del lettore innamorato del ciclismo d’altri tempi, ma anche di tutti coloro che prediligono i racconti del recente passato, dove storia e costume si intrecciano in modo avvolgente. D’altra parte, è bene ricordarlo, Beppe Conti, ha seguito il Giro d’Italia per ben quaranta edizioni. Chi meglio di lui poteva raccontarci i tempi belli che molto probabilmente non tornaranno mai più?
IL LIBRO:
Beppe Conti, Le leggende del ciclismo
Casa editrice Diarkos, 410 pagine, euro 18,00.
Antonio Virduci

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