Ripepi: “Sul chilometro più bello d’Italia c’è il divieto di balneazione e l’illuminazione del Waterfront già non funziona. Ecco a voi la Città turistica di Falcomatà!”

Reggio Città turistica perla del Mediterraneo. Sì, ma c’è un piccolo particolare, il mare lungo il chilometro più bello d’Italia, secondo le ultime rilevazioni dell’Arpacal non è balneabile. Poi se i turisti che pernottano al centro della Città, non potendo fare il bagno decidessero di fare una passeggiatina notturna lungo le vie del Waterfront fresco di inaugurazione, troverebbero le tenebre assolute per il blocco del funzionamento dell’illuminazione. Reggio e il suo mare, un rapporto indissolubile, che da sempre definisce la città e i suoi cittadini. Di mare si potrebbe vivere a Reggio Calabria, ma intanto si fa fatica anche a goderne, ora che le temperature diventano torride. Per uno strano paradosso, infatti, i reggini, da Bocale a Catona non sempre possono bagnarsi nelle acque dello Stretto. La città metropolitana, intenta a trasformare il mare, tesoro della natura, in una risorsa innovativa e sostenibile, subisce l’ambiguo destino di istituzioni incompetenti; il che non sarebbe la prima volta, ma questa volta le inadempienze sono tante e tali, che oramai, proclami a parte, rischiano di trasformare sforzi e progetti su cui si lavora da tempo immemore, in un buco nell’acqua. Se vivi nel centro storico, difatti, non puoi usufruire del mare in città, perché l’Arpacal impegnato nel circoscrivere la balneabilità delle acque costiere, sostiene che a causa della loro scarsa qualità, le località cittadine risultano inquinate. Indubbiamente gli studi dell’Arpacal hanno una valenza scientifica e sono veritieri, ma di fronte ad una città che sta procedendo a ridefinire il suo volto e a riqualificarsi a partire sempre dal mare, la circostanza che i residenti non possano rinfrescarsi proprio laddove sorge il chilometro più bello d’Italia e quasi una beffa. Anzi lo è in toto, perché le colpe di questo scempio non sono certo da attribuire ad una congiura dell’Arpacal, quanto piuttosto all’ennesima presa in giro del sindaco Falcomatà e dei suoi più stretti collaboratori, motivo per cui dovremmo chiedere a questi signori in che modo intendono procedere sulla questione depuratori. Perché poi il problema della balneabilità o meno sta tutta nei depuratori, per i quali negli anni, Falcomatà ha fatto orecchie da mercante. Ma in fondo niente di nuovo sotto il cielo dei reggini, che ormai di progetti lasciati a metà e di promesse non mantenute ne hanno piene le tasche e vige piuttosto il senso della rassegnazione che la voglia di alzare la voce con amministratori, il cui unico obiettivo è piantare la bandierina su un altro cantiere, sventolare il vessillo della propaganda a spese dell’Europa e gettare un pugno di briciole ai concittadini. Insomma, tre settimane addietro si inaugurava il Waterfront e oggi, alle soglie della bella stagione, sul chilometro più bello del Paese possiamo, forse, passeggiare, quando il puzzo di immondizia che viene dalle contrade non è troppo forte, possiamo ammirare il paesaggio unico nel suo genere, ma non possiamo mettere un piede in acqua, perché il sindaco si è dimenticato di provvedere ai depuratori. Storia di sempre, storia di Reggio ora a caccia di approvazione con la sua rigenerazione architettonica. Dopo mille peripezie, finalmente, il progetto di Zaha Hadid ha visto la luce; una sorta di monumento per il mare e con il mare, che ha inteso creare un giardino sullo Stretto e inglobare la passeggiata panoramica anche con ciclabili, percorsi pedonabili, proponendo quindi una nuova idea di urbanizzazione. Allora, di fronte ad un programma così sontuoso, che rinnova il rapporto fra Reggio e il suo mare e che fa del mare un essere vivente con cui dialogare, la domanda che sorge spontanea è: perché lesinare sull’illuminazione? Sì, perché se a partire dalla tarda serata caso mai si volesse godere ancora della passeggiata, la cosa non è fattibile. Tutto tace e tutto è spento. Insomma l’illuminazione pubblica ad un certo orario diventa un optional, trasformando il luogo dell’innovazione in un luogo di oscurità dove evidentemente, è facile che tutto sia concesso, dallo spaccio alla prostituzione. Che dire, lode all’amministrazione Falcomatà, che taglia i nastri, ma taglia pure sui servizi alla cittadinanza. Su queste défaillance vorremo avere delle risposte in Consiglio Comunale, laddove si esige che la democrazia faccia il suo corso, cosa che a Reggio, anche questa, nell’era Giuseppe Falcomatà, è cosa superflua.

banner

Recommended For You

About the Author: PrM 1