Israele: non soffre per la mancanza di acqua

Da diversi anni il nostro pianeta sta vivendo una grave crisi climatica, ma adesso la situazione è molto peggiorata. In Italia, terreni coltivati a grano ormai secchi secchi, il fiume Po pian piano sta sparendo, molti animali si stanno estinguendo.  La scarsità d’acqua  preoccupa tutti noi, in un mondo che ancora si deve riprendere dal virus SARS-CoV-2,  il quale è ancora tra di noi. Lo Stato di Israele convive con questa preoccupazione da tanti anni, ma per loro non è un problema così grave! Tra terre arride, risorse idriche scarse e mancanze di precipitazioni, che sono all’ordine del giorno. In Israele, non esiste il concetto di acqua pubblica!

Un concetto spiegato da Raphael Singer Ministro per gli Affari Economici e Scientifici dell’Ambasciata israeliana in Italia, chiarendo che per il popolo israeliano è una cultura risparmiare acqua, una tradizione che esiste da tanti anni. Si viene educati già dalla prima infanzia a ridurre gli sprechi. Piccole cose come, non lasciarla aperta inutilmente, o usarla quando occorre. L’acqua non è gratuita, bisogna salvaguardala per un futuro prossimo.

In Israele l’acqua, non solo è un bene prezioso, ma anche un fatto culturale, essa ha un costo e non si può sprecare.

Nelle case e scuole pubbliche  non c’è acqua gratuita, tutti devono pagare una quota, lo stesso vale per le aziende agricole (nonostante aiutino l’economia del paese). Pure lavarsi la macchina in autonomia non è consentito, si deve andare in auto lavaggio, mentre chi possiede un giardino è obbligato a tenere un sistema di irrigazione perché non può usare l’acqua che vuole.

Gli impianti di irrigazione sono controllati, il tutto è seguito da un sistema di  monitoraggio, che conteggia consumi e pressione. Il 70% dell’acqua in  Israele viene riciclata, e viene donata a piccole e grandi aziende agricole e industriali.

Sistemi di salvaguardia che vanno avanti dal secolo scorso, negli anni 60 veniva istituita la National Water Carrier, per il trasporto dell’acqua dal Nord al Sud del suo territorio, e veniva inventato e il sistema dell’irrigazione a goccia. Negli anni ’80 si utilizzavano acque reflue trattate per irrorare i suoi campi; negli anni ’90 mettevano già a punto un programma di dissalazione a osmosi inversa su larga scala per trasformare l’acqua di mare in acqua potabile. Molte aziende israeliane supportano Paesi dell’Africa, attraverso tecnologie per estrarre acqua dall’aria.

Soluzioni che potrebbero tornare molto utili ad altre latitudini, e che salverebbero il nostro mondo, per una società che non conosce più le “mezze stagioni”.

AO

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