(DIRE) Milano, 10 Mar. – Una missione prima di Natale – sfociata in un lavoro video – in un campo di alloggi per lavoratori agricoli migranti che assomiglia a un campo di battaglia. Un campo che c’è da 12 anni, dopo la rivolta dei braccianti di Rosarno che furono cacciati dalla città nella piana di Gioia Tauro. San Ferdinando era arrivato a mille persone e ora ne conta non meno di 400. La gente si scalda coi bracieri, fa chilometri a piedi per trovare l’acqua per lavarsi e cucinare. Il 18 dicembre scorso un gruppo di magistrati di “Magistratura democratica”, la corrente dell’Anm, ha deciso di sporcarsi le mani e ha visitato il campo, per offrire la sua denuncia a una politica che si desidera “alta”, come dice Stefano Musolino, segretario nazionale Md e magistrato della Dda di Reggio Calabria. Musolino, con il gip di Varese Giuseppe Battarino, del gruppo comunicazione Md e regista del reportage di San Ferdinando, oggi era nella saletta Anm del tribunale di Milano accolto dal leader di Md in città Sergio Rossetti, giudice della seconda sezione civile-fallimentare. Con loro anche Michele Iacoviello, coordinatore degli ambulatori mobili Emergency di Programma Italia. A Emergency -attiva da tempo a San Ferdinando- Md ha donato 8.000 euro frutto di una transazione col quotidiano “Il Giornale” per una controversia nata per un intervento su Covid e green pass ospitato sul portale di informazione di Md “Questione giustizia”.
San Ferdinando ora è un video realizzato coi testi di Pina Porchia presto sul canale YouTube dell’associazione di magistrati. Vi si vedono le conseguenze di incendi e sgomberi, le baracche tirate su fra le tende. Vi parlano sindacalisti e braccianti. Si ricorda che per avere un permesso di soggiorno e strappare un contratto dai caporali- nella migliore delle ipotesi per pochi giorni retribuiti ‘tracciati’ rispetto all’h24 sempre richiesto e ottenuto- bisogna andare a Crotone, a 170 chilometri di distanza dal campo. “Per lungo tempo anche nella magistratura abbiamo pensato che non ci fosse bisogno di una politica alta, che ci si potesse accontentare di molto meno”, dice Musolino parlando alla ‘Dire’. “Per anni ci siamo accontentati di una filiera agroalimentare che” distribuiva “prodotti a prezzi bassissimi perchè questo andava incontro a un’esigenza di consumo diffusa, con prodotti di nicchia” disponibili tutti i mesi dell’anno. Ma “ogni qual volta la politica tollera grandi ricavi basati sullo sfruttamento delle persone, finchè non abbiamo una politica che si fa carico del problema e ci sono grandissime capacità di fare reddito e di sfruttare situazioni molto remunerative per i player del sistema, io vi garantisco che qui la ‘ndrangheta c’è”. Un esempio se n’è avuto ieri col sequestro di beni da un milione di euro ad Antonio Piromalli, vecchia conoscenza delle cosche calabresi. Piromalli agiva eccome a Milano, sia con società coperte, sia riempendo di agrumi il mercato ortofrutticolo. Musolino non può fornire dettagli sull’inchiesta. Ma il fenomeno al nord è chiaro: l’azione della criminalità organizzata “è parassitaria, perfino anche all’interno dei sistemi illegali che normalmente tolleriamo. Quando tutto questo diventa sistemico, e quindi ci sono sistemi che realizzano profitti significativi, la ‘ndrangheta, che ha grandi soldi da investire, si siede al tavolo e dice ‘se posso partecipare pure io mi fa piacere’. E siccome i soldi non puzzano, questi signori vengono accettati dentro questi sistemi, e, pur non applicando dentro questi sistemi i loro metodi che sono quelli dell’intimidazione, entrano dentro questi sistemi e producono profitti”. (Mas/ Dire) 16:26 10-03-22